“ AAA cercasi Nethinei ”
Siamo partiti dalla lettura di I Cronache 9:2, verso in cui vengono menzionati i Nethinei. Questa parola che significa “dato, concesso” è ripetuta 18 volte nella Bibbia. I Nethinei erano ebrei completamente consacrati all’opera di Dio. Essi abitavano nel tempio e quindi per 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno si dedicavano alla sua opera: erano addetti all’ordine, alle riparazioni, alla pulizia, alla sorveglianza…e tanto altro.
Non appartenevano a nessuna classe sacerdotale, ed a differenza dei Leviti, non discendevano da famiglie nobili o importanti, non avevano blasone, ma erano poveri ed umili. Nonostante ciò, erano speciali ed occupavano un ruolo fondamentale nell’opera di Dio e nelle decisioni importanti non si tiravano mai indietro. Molti Nethinei venivano lasciati nel tempio sin da neonati dai loro genitori poiché, essendo poveri, non potevano mantenerli. Erano persone completamente consacrate a Dio e durante tutta la loro vita non prendevano moglie/marito.
In Nehemia 11:21 è scritto che si stabilirono sull’Ofel, la parte più alta del tempio poiché fungevano anche da sorveglianti e davano l’allarme qualora ce ne fosse bisogno.
Pensando un po’ ai vari servitori di Dio descritti nella Bibbia, possiamo sicuramente affermare che Samuele era un Nethineo. Anna, sua mamma che non poteva avere figli, era sposata con Elkana, il quale aveva già dei figli con la sua seconda moglie la quale derideva Anna per il suo grembo sterile.
Un giorno Anna si recò al tempio per chiedere a Dio un miracolo. Eli il sommo sacerdote, avendo sentito i suoi lamenti, voleva cacciarla via perché pensava fosse ubriaca, ma lei gli spiegò cosa in realtà stava facendo e così il sommo sacerdote le rispose “Che ti sia concesso ciò che chiedi”. Or l’Eterno si ricordò di Anna poiché Lui non si dimentica mai di nessuno di noi e quello stesso giorno rimase incinta di Samuele, nome che significa “Dio ha ascoltato ed ha concesso” (così come la parola Nethineo).
Quando Samuele aveva 8 giorni di vita, Anna si recò al tempio per la circoncisione e lì decise di lasciarlo ponendolo tra le mani del sommo sacerdote poiché, così come Dio glielo aveva donato, lei glielo volle ridare indietro.
Samuele crebbe nel tempio facendo i lavori più umili, la sua vita fu dedicata completamente all’opera di Dio. Molti cristiani usano 1000 scuse per non dedicarsi all’opera di Dio o anche soltanto per non andare in chiesa, ma sappiate che l’unica cosa per cui vale la pena vivere è servire Dio SEMPRE, 365 giorni all’anno per tutti gli anni che vivremo!
In I Samuele 3:1/10 leggiamo che in quel periodo la parola di Dio era rara, per cui non si stava vivendo un particolare periodo di risveglio, ma Dio decise di parlare proprio a Samuele, un giovane Nethineo la cui vita era completamente consacrata a Lui. “Lo zelo per la tua casa mi consuma” disse Gesù, anch’Egli consacrato, non un Levita, un sacerdote, ma un Nethineo! Dio non vuole farci dormire, ma vuole vederci risvegliati e ripieni di spirito santo. Dio si rivolse ad un umile servo del tempio, Samuele, colui che lavava i pavimenti, che non si mischiò con lo straniero, colui che vide tanti miracoli, unse ben due re ed ebbe una vita straordinaria proprio perché iniziò sin da piccolo a servire Dio. Oggigiorno basta accendere la tv per capire che Dio è lontano da noi km e km… Chi si alzerà e dirà : “Parla, o Eterno, perché il tuo servo ascolta”? Dove sono i consacrati che vogliono servire Dio al 100%? Dobbiamo lasciare le nostre comodità. Dio sta rivolgendo questa chiamata alla nostra vita, quanti risponderemo come Samuele?
Dio ci benedica
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