Marco 22 ottobre

In Luca 22:31/34 viene raccontato il colloquio di Pietro con Gesù il quale gli dice : “Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi”.

Più avanti dal v.59 al 62 vediamo proprio il momento in cui Pietro lo rinnegò. Dopo aver negato di conoscere Gesù, il gallo cantò e Gesù voltatosi, guardò Pietro, il quale si ricordò di quelle parole, uscì fuori e pianse amaramente.

Possiamo immaginare Pietro come un uomo molto simile a noi partenopei, un uomo che si dava sempre da fare, era maturo, istintivo, una persona sulla quale si poteva fare affidamento.

Pietro era verace, sanguigno, molto generoso. Lasciò l’attività di pescatore quando era all’apice della sua carriera dimostrando che per Gesù era disposto a tutto.

Lui conobbe Gesù in un momento in cui nella sua rete c’erano tanti pesci, ma decise prontamente di  abbandonarle per seguire Gesù. Questo uomo così fedele al Signore, così pronto e deciso a seguirlo arrivò a rinnegare Gesù. Quando il gallo canta è il momento della verità.

Per tutti nella vita c’è stato almeno una volta questo momento: fare i conti con ciò che siamo realmente. Pietro arrivò a questo giorno dichiarando che era pronto a seguire Gesù in prigione o addirittura fino alla morte.

Ma Pietro era un uomo migliore prima o dopo il canto del gallo? Dopo questo racconto si fa strada in noi l’idea che prima era un codardo. Egli rinnegò i suoi 3 anni di discepolato. Dopo aver negato di conoscere Gesù, prese consapevolezza di ciò che aveva fatto e pianse amaramente.

Prima che il gallo cantasse Pietro era un personaggio: il primo della classe. Egli aveva assistito alla trasfigurazione di Gesù sul monte, fu l’unico che camminò con Lui sulle acque, lo ospitò in casa sua e tanto altro…

Ma dopo che il gallo cantò Dio ruppe il personaggio per renderlo una persona vera. Il Signore odia i personaggi, quelli costruiti che pensano di saperne più degli altri, che credono di essere invincibili e di non cadere mai. Quelli che si credono forti delle loro esperienze, dei loro anni di fede. Proprio quando crediamo di essere personaggi, dentro di noi si accende una luce, un allarme: il canto del gallo. Dopo quel canto Pietro si sentì un uomo finito, distrutto, tant’è che pianse amaramente.

Per quale motivo Dio si è servito di persone che nella loro vita hanno avuto fallimenti così grandi? Possiamo citare Noè che per esempio era un ubriacone, oppure Mosè, uomo colto che uccise un egiziano, o ancora Davide che fu un adultero ed un omicida… fino ad arrivare a Pietro che ebbe il coraggio di tradire Gesù.

Perché Dio permette ciò? Egli ci permette di fallire per distruggere il personaggio che ci siamo creati affinché possiamo convertirci in persone vere dinanzi a Lui. Prima di quel momento non abbiamo mai visto Pietro piangere, anzi, abbiamo letto di un super Pietro. Ma da quel canto del gallo incontreremo non più ‘Pietro personaggio’, bensì ‘Pietro persona vera’! Quello fu il momento più basso della sua vita, ma lui non sapeva che quel momento corrispondeva al momento più alto! “Quando ti convertirai” gli disse Gesù.

Cosa vuol dire? Non basta frequentare una chiesa, essere una brava persona, onesta o lavoratrice per definirsi convertiti. A Pietro non bastarono quei 3 anni al fianco di Gesù per renderlo una persona convertita. Nel momento in cui avviene la rottura tra quello che tu pensi di essere e quello che Dio vuole che tu sia, si accende quella spia: il canto del gallo. Quando dovrai fare i conti non con quello che fai, ma con ciò che sei. A Dio non interessa quanto e cosa fai, ma ciò che sei davanti a Lui.

Dopo quel momento Pietro predicò alle folle e 3000 persone vennero alla salvezza, addirittura la sua ombra guariva le persone, resuscitò una donna… Tutto ciò avvenne dopo un grande fallimento!

Se ti trovi nel pieno della tempesta, in un lago di pianto, sappi che non è finita! Da quel momento il Signore ti risolleverà facendoti una persona Sua.

Forse il gallo non ha  ancora cantato nella tua vita o forse sì, non importa. Ciò che importa è che con il Signore non è mai finita. Dio odia i superman o le super woman, Egli resiste ai superbi e da grazia agli umili. Chi impressionerà il Signore? Colui che ha un cuore umile davanti a Lui.

Da quel canto del gallo tante cose cambiarono, ci fu un pianto amaro di Pietro.

Perché tante volte alla presenza di Dio piangiamo? Perché non c’è cosa più bella che piangere, umiliarsi, chiedere perdono, perché Dio è meraviglioso e ci ama di un amore eterno.

Forse Pietro rinnegò Gesù perché  temeva per la sua vita, ma non si giustificò quando Egli gli volse lo sguardo. Allo stesso tempo Gesù avrebbe potuto rinfacciargli tutto ciò che aveva fatto per lui, ma semplicemente lo guardò SENZA aprire bocca. Lo sguardo di Gesù non fu uno sguardo accusatore perché Lui ci ama e non ci accusa. Pietro non si giustificò per ciò che aveva fatto, ma pianse amaramente su quell’errore perchè magari lesse negli occhi di Gesù quel grande amore che Egli riserva ad ognuno di noi. Dio ci guarda e ci ama così come siamo.

Il Signore resiste ai personaggi, non puoi essere costruito davanti alla Sua presenza, non puoi resistere alla Sua gloria ed alla Sua maestà, non c’è trofeo che tenga dinanzi a Lui, il Suo nome è al di sopra di ogni nome, la Sua gloria è incomparabile ed Egli non smetterà MAI di amarti.

In ginocchio è il momento migliore della nostra vita perché Dio ci prende e ci innalza, Lui resiste ai superbi ed innalza gli umili.

Dio ci benedica.

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