
Il libro Lamentazioni è un canto funebre scritto da Geremia per uno degli avvenimenti più tristi del popolo d’Israele: i 70 anni di prigionia. Il giorno in cui questo iniziò, i babilonesi distrussero il grande tempio costruito da Salomone per colpire a fondo l’orgoglio del popolo di Israele.
Dio sa molto bene e ci avvisa di non scherzare col nemico che fa tabula rasa nelle vite delle persone senza avere pietà di nulla. Chiudiamo la porta al nemico ed apriamola alla gioia di Cristo.
Geremia fu chiamato per profetizzare su questo avvenimento e così scrisse il libro Lamentazioni.
Ma come inizia questa storia?
In Geremia 1:4/10 leggiamo l’inizio della chiamata di Geremia.
Il verso 5 in modo particolare ci dice “Prima che io ti formassi nel grembo di tua madre TI HO CONOSCIUTO; prima che tu uscissi dal suo grembo TI HO CONSACRATO e TI HO STABILITO profeta delle nazioni”. Dio non mente mai e quando ci dice questi tre verbi, essi sono la verità. Sempre mantiene ciò che dice.
Noi siamo il frutto di un amore, di una passione, di un disegno. Non siamo il risultato di un pensiero umano o di un errore, ma di qualcosa già stabilito prima ancora del nostro concepimento. Dio già ci amava, Egli già ci conosceva, ci consacrava e ci stabiliva! Già esistevamo prima ancora di essere concepiti… nel Suo cuore e nella Sua mente eterna già c’era un posto per noi. Dio conosce perfino il numero di capelli che sono sul nostro capo. Quando camminiamo per strada, quando siamo a lavoro, quando viviamo le nostre giornate, sempre c’è Dio che ci ama e che tifa per noi!
Dio ti ama, non dimenticarlo mai!
Lui non solo ci ha conosciuti ma ci ha anche consacrati! Cos’è la santificazione? Letteralmente vuol dire “essere santi”. La sanità è concedere a Dio di reclamare il Suo diritto su di noi: dire al diavolo ed ai demoni che noi siamo di Sua proprietà.
Lui ha su di noi un diritto di appartenenza.
La santità non è un’attitudine o un esercizio fisico, ma è una dichiarazione di appartenenza a Cristo e mai nessuno potrà rapirci dalle Sue mani.
“Io appartengo a Cristo, Cristo appartiene a me”.
Sii una persona santa che si dedica a Cristo non in maniera bigotta. L’amore di Dio, il senso di appartenenza richiama la nostra coscienza quando decidiamo liberamente di non fare determinate cose, quando decidiamo di non mentire, di non bestemmiare, di non far male al prossimo.
Giobbe era un uomo integro e benedetto perché apparteneva al Signore. La sua integrità era una conseguenza della sua appartenenza a Cristo!
Il Signore ci ha anche stabilito. Che vuol dire? Essere stabilito significa che Dio ha creato un piano così perfetto per la nostra vita che noi ne siamo il centro e forse non ce ne siamo nemmeno accorti. Lui è l’alfa e l’omega e con la sua mente eterna già ci vede nell’eternità insieme a Lui. Dio già conosce la fine della nostra vita, Lui sa già come andrà a finire con noi.
Noi siamo stati creati in maniera perfetta e Dio conosce ogni risvolto della nostra vita!
Mettiamoci nelle Sue mani perché Egli tiene tutto sotto controllo.
Dio sceglie un “ragazzino” come Geremia e gli dice “Io ti costituirò sopra le nazioni e sopra i regni”. Dio prende le cose ignobili di questo mondo per svergognare quelle “nobili”, Dio si rivela ai semplici.
Egli scelse una mangiatoia per nascere e dei pastori per la proclamazione del primo Natale! Proprio dei pastori, che a quel tempo non potevano nemmeno testimoniare in tribunale perché erano nella parte più bassa della scala sociale, annunciarono la nascita di Gesù.
Dio ha un particolare riguardo per gli ultimi, Egli mai li escluderà.
Dio innalza gli umili e resiste ai superbi.
Pietro, il pescatore, l’analfabeta, colui che rinnegò Gesù, qualche tempo dopo mentre si trovava con Giovanni nella piazza principale di Gerusalemme, venne arrestato e fustigato poiché insieme a Giovanni stava predicando l’evangelo. I pretori si domandarono come fosse possibile che degli uomini analfabeti conoscessero così bene la legge. Non poterono far altro che riconoscere che erano stati con Gesù. Pietro questa volta si disse fiero di appartenere a Cristo e di non temere la morte. Lui pregó con Giovanni chiedendo a Dio la grazia di poter predicare l’evangelo.
In Israele tutti i maschi dovevano studiare la legge per poi essere esaminati da un maestro quando compivano 12 anni di età. Se si evidenziavano spiccate conoscenze circa la legge, quei ragazzini erano dei prescelti e venivano portati in una scuola, dove avrebbero vissuto per diventare maestri della scrittura. Se non c’erano particolari qualità, venivano scartati e dovevano trovarsi un lavoro. Pietro e Giovanni furono scartati perché diventarono presto due pescatori. Un giorno molto benedetto però, sulle rive del lago di Galilea si avvicinò a loro il Maestro dei maestri, il più grande insegnante della terra, Gesù Cristo il verbo di Dio, per sceglierli! C’è una buona notizia, l’evangelo è sempre una buona notizia, Dio si avvicina e ci dona una nuova speranza, Lui ci dice : “ Io ti ho conosciuto, ti ho consacrato e ti ho stabilito”.
Mentre il maestro li scartava, l’altro grande e vero Maestro li sceglieva. Pietro fu stabilito pescatore di uomini vivi, come apostolo e padre della chiesa.
Dio sempre ci ha amato e sempre ci amerà, Egli è pronto a riscrivere la tua storia!
Dio ci benedica.