Non piangere, il Leone della tribù di Giuda ha vinto!

Siamo partiti dalla lettura di Apocalisse 5:1/14 in cui viene raccontata una visione dell’apostolo Giovanni: egli vede nella mano destra di colui che sedeva sul trono un libro sigillato con sette sigilli davanti al quale Giovanni inizia a piangere forte perché non era stato trovato nessuno degno di poter aprire quel libro. Poi vede in mezzo al trono e in mezzo agli anziani la figura di un agnello che è Gesù, l’unico degno di aprire di quel libro. Prima di vedere l’agnello uno degli anziani dice a Giovanni: “Non piangere, ecco, il Leone della tribù di Giuda, la radice di Davide, ha vinto per aprire il libro e sciogliere i suoi sette sigilli”.
Quante volte ci è capitato di piangere nella nostra vita? Giovanni aveva un buon motivo per piangere e chissà quante altre volte avrà pianto durante la sua vita e durante tutti gli anni che seguì Gesù, lui che fu chiamato a soli 17 anni come suo apostolo. Gesù ha chiamato tutti: giovani, adulti, capaci, incapaci per renderli uomini e donne formati per la Sua gloria.
Chissà quante altre volte avrà pianto di disperazione, delusione, ma anche di felicità, quando per esempio gli dissero che Gesù era risorto! Molti cristiani rimpiangono il Gesù della loro storia, quello che anni fa ha incontrato le loro vite, rimpiangono e sperano di poter rivivere quel primo periodo di “innamoramento”con Lui. Sappiate che Dio è l’Iddio del passato, del presente e del futuro. Egli è non solo l’Iddio del primo incontro, ma l’Iddio di ogni giorno! Giovanni ha scritto anche del pianto di Maria Maddalena quando trovò il sepolcro vuoto. Mentre Maria era fuori dal sepolcro a piangere, due angeli le chiesero perchè piangeva e lei rispose: “Perché hanno portato via il mio Signore ed io non so dove l’abbiano posto”. Detto questo ella si volse indietro e vide Gesù, anche se non sapeva fosse lui. Anche Gesù le chiese perché piangeva ma alla sua risposta le disse semplicemente: “Maria!” e lei lo riconobbe. Soltanto chiamandola per nome Maria capì che quell’uomo era Gesù.
Spesso quando siamo presi dall’impotenza, dalle delusioni, dalla disperazione, Gesù ci ricorda che ci ha chiamati per nome ancor prima che ci formassimo nel grembo di nostra madre. Egli ci chiama per nome perché non facciamo parte della folla!
Gli studiosi hanno identificato quel libro scritto in Apocalisse come il libro della storia.
Quante volte come Giovanni ci siamo ritrovati davanti al libro della nostra storia e vorremmo metterci le mani per cambiarne qualcosa? Nessuno può cambiare le sorti della nostra vita, ma se facciamo spazio al Leone della tribù di Giuda, Lui può romperne i sigilli e cambiare il finale!
Non piangere, Dio vuole cambiare il fiale della tua storia!

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