Quando alzo le mani



Siamo partiti dalla lettura di Esodo 17:8/16 e Deuteronomio 25:17/19.
Da questi versi possiamo vedere come Mosè, il liberatore del popolo di Dio dall’Egitto, reagì davanti a una grandissima difficoltà. Dopo aver attraversato il Mar Rosso, il popolo fu costretto a fare battaglia contro gli Amalekiti: un popolo feroce e meschino. Gli Amalekiti erano meschini perché mentre il popolo d’Israele usciva dall’Egitto, spuntarono alle loro spalle ed iniziarono ad attaccarli. Come possiamo ben immaginare, generalmente alle ultime file ci sono sempre i più deboli: anziani,bambini o le persone più stanche. Gli Amalekiti quindi non attaccarono frontalmente il popolo d’Israele, ma li colpirono alle spalle. Questo popolo discendeva da Esaù, il fratello di Giacobbe a cui quest’ultimo rubò la primogenitura e fu costretto per anni a scappare da lui poichè quando se ne accorse giurò vendetta. I due fratelli si incontrarono dopo anni e Giacobbe pensava che Esaù si sarebbe vendicato uccidendolo, ma ci fu un meraviglioso perdono : Giacobbe quando vide suo fratello Esaù lo abbracciò. Che grande potenza c’è nel perdono! Quando perdoni qualcuno che ti ha fatto del male,piovono sulla tua vita cascate di benedizioni.
Purtroppo questo non avvenne nella discendenza di Esaù: Amalek era il nome del nipote di Esaù dal quale discendono appunto gli Amalekiti.
Quando Mosè si rese conto che il popolo era stato attaccato, disse a Giosuè di andare a combattere mentre lui sarebbe salito sulla vetta del colle con Aaaronne ed Hur. Ogni qualvolta Mosè alzava la sua mano, Israele vinceva, quando la abbassava invece vinceva Amalek. Le sue mani col passare del tempo si fecero pesanti, così Aaronne e Hur presero una pietra per farlo sedere e gli sostennero le mani fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e tutta la sua gente.
Questo racconto ci insegna due cose:
1)La battaglia non fu vinta grazie all’abilità di Giosuè;
2)Quando alziamo le mani il nostro corpo comunica almeno tre cose:
– intercessione e preghiera. Davanti ai problemi dobbiamo combattere in ginocchio, ovvero pregando! Stando in ginocchio è difficile cadere. Se siamo in un’attitudine di preghiera i problemi verranno, ma la probabilità di caduta sarà molto bassa;
– segno di resa. Alzando le mani è come se ci arrendessimo ed il Signore ci dice di arrenderci perchè la battaglia è Sua e Lui farà ogni cosa;
– il segno della vittoria. A noi cristiani piace vincere facile. Mosè vinse la battaglia proclamando qualcosa che non aveva visto, ma che poi accadde poichè Dio conosce tutti gli esiti!
Anche Gesù davanti alla tomba di Lazzaro proclamò vittoria ancor prima che la resurrezione avvenisse. Così dovremmo fare noi: proclamare la vittoria davanti ai nostri problemi.
Mosè non aveva nessun manuale di guerra, eppure non si avvilì, non pianse, non pensò di scappare ma ALZO’ LE MANI e PROCLAM0′ LA VITTORIA. Magari il popolo da giù lo guardava e si chiedeva cosa stesse facendo con quelle mani alzate, ma Mosè sapeva in CHI stava credendo: in Dio, Colui il quale è più grande di qualsiasi montagna!
Ad un certo punto però Mosè iniziò a stancarsi… quante volte anche noi ci stanchiamo e non riusciamo ad alzare le mani davanti ad un brutto responso? Dio questo lo comprende molto bene perchè Lui sa quanto sia dura per noi, Lui sa quando stiamo per mollare, Lui sa quante lacrime abbiamo versato a causa di quel problema e quante volte abbiamo gridato a Lui. Ma Dio vede la fine delle cose ancor prima che inizino e proprio perchè ci conosce, ci mette vicino un sostegno così come fece con Mosè : Aaronne e Hur per sostenergli le braccia ed una roccia su cui poggiarsi. Aaronne e Hur rappresentano la chiesa e la roccia è Gesù Cristo, la nostra pietra angolare. La parola roccia in ebraico è formata da due radici che significano padre e figlio. Se sei sulla roccia sei connesso con loro e niente e nessuno potrà mai smuoverti!
“Guidami alla roccia” disse il salmista… Gesù è la nostra roccia!
Dio ci benedica

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